Un viaggio nel tempo e nella memoria

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“— Salute, o genti umane affaticate!

Tutto trapassa e nulla può morir.

Noi troppo odiammo e sofferimmo. Amate.

Il mondo è bello e santo è l’avvenir. —“

(Canto dell’amore) – Giosuè Carducci

Ferro di Cavallo - Storia del Territorio

È vero che sulla base dei rinvenimenti sulle aree circostanti, anche vicine, è possibile in teoria affermare che la nostra contrada fosse abitata già in età preistorica, ma dovendo stabilire un momento storico della presenza umana in questi luoghi, certo e documentabile, dobbiamo necessariamente fare riferimento al periodo etrusco del quale disponiamo di testimonianze autorevoli.

Il complesso di San Manno

Il cosiddetto “complesso di San Manno” è una serie sovrapposta di vestigia che rappresenta la testimonianza storica che assume una particolare importanza non solo per i due momenti di grande rilievo della città di Perugia, quello etrusco-pagano e quello medioevale-cristiano, ma anche perché contemporaneamente costituisce un esempio del riuso di uno spazio antico cioè il riutilizzo, in questo caso, dello spazio funerario etrusco sul quale viene posto un edificio cristiano. Va chiarito, per quanto riguarda il nome San Manno con cui è conosciuto il complesso, deriva dalla parte medioevale cristiana a lui dedicata, ma ancora oggi ci si domanda chi fosse stato questo San Manno, quale sia il periodo in cui visse e non sappiamo se con questo nome si potrebbero indicare due persone diverse. Comunque la storia di San Manno sembra essere legata alla chiese da San Severo, perché sembra che in essa fosse stato sepolto il suo corpo e vi fossero conservate le sue reliquie. Se ne ricordava memoria il 13 Luglio ma non conosciamo in quale forma fosse commemorata questa ricorrenza.

La Tomba Etrusca

La tomba etrusca del III° o II° sec. a.C. fu sovrastata dalla chiesa medioevale del XIII° e divenne parte integrante di questa tanto che , secondo alcuni storici del passato, potrebbe essere stata usata come cripta o come cantina. Alla tomba si accede dalla cappella interna dalla quale si scendono 11 scalini e ci si trova in una struttura lunga m.7,70, larga m. 4,05 e alta, alla massima altezza, m. 3,65. E’ costituita da blocchi di travertino molto ben connessi tra loro sulle pareti come sulla volta. Lungo le pareti lunghe presenta due absidi o celle, oltre l’arco di quella di sinistra, per chi scende, si trova Ignota iscrizione etrusca, da leggersi da destra a sinistra, che secondo variazioni o diverse proposte suonerebbe così:

“SU QUESTA SEDE DELLE ANIME NEL QUI ESISTENTE SEPOLCRO DOMESTICO HA FATTO FABBRICARE IL PADRE PER AULO E PER LAERTE, I NIPOTI (DISCENDENTI) DI PRECU FIGLIO DI LAERTE E DI CESTNEI. QUESTO HA ORDINATO LA FAMIGLIA DI PRECU: CHE VI SIANO COLLOCATI DENTRO OSSUARI ED URNE, QUELLE SEMPLICI NELLE NICCHIE, QUELLE DOPPIE NEL…”

La Chiesa Medioevale

Si sa da testimonianze documentali che fosse esistente fin dal XIII° secolo senza escludere, comunque, la possibilità di una sua realizzazione ancora precedente , come indicherebbe la presenza di alcuni elementi che vorrebbero l’attribuzione ad un periodo alto-medioevale. Attualmente non esistono indicazioni che ricordino al passante la storia del “complesso di San Manno” , chiuso ormai dai moderni palazzi in cemento. Solo il portone principale ad arco ogivale sormontato dalla doppia croce dei Templari lascia intravedere la vestigia del complesso stesso. La tipologia dell’intero complesso fuori terra: la chiesa, gli ambienti destinati all’attività agricola, l’ampio cortile interno con il pozzo e l’ospedale dei pellegrini rappresentano la tipologia tipica dell’insediamento cavalieresco; in sostanza una specie di convento fortificato che solo a queste condizioni rendeva possibile garantire l’incolumità dei suoi ospiti in quei secoli di guerre e violenze. La chiesa fu restaurata nel XVI secolo. L’interno conserva qualche resto di affresco del 400 e un affresco del 1585 attribuito a Scilla Peccenini.

Gli Abitanti di San Manno

II piccolo paese situato lungo la direttrice che porta da Perugia verso il Trasimeno era caratterizzata da una economia prettamente agricola e la gente contadina viveva in case sparse. Secondo GROMAN “Città e territorio tra medioevo ed età moderna” si rileva che nel 1282 in San Manno erano cerniti 13 fuochi mentre nel 1410 si potevano enumerare 11 abitanti. 

Secondo altre fonti nel 1361 vi erano censite solo 7 unità fiscali accatastate; nel 1456 15 fuochi per tornare a 10 nel 1469, ad 8 nel 1501 dopo che negli anni 1495-96 e 99 l’insediamento non era stato nemmeno censito.

I Pellegrini del Medioevo

II medioevo fu un epoca in cui San Manno (Ferro di Cavallo) fu interessato dal percorso devozionale dei pellegrini che dal nord Europa e dall’Italia si recavano in pellegrinaggio ” ad sedem Petri” cioè a Roma. La via più utilizzata era quella denominata “FRANCIGENA” che partendo dall’Inghilterra attraversava la Francia e giungeva in Italia utilizzando il valico del San Bernardo per giungere a Roma attraverso l’Emilia, La Toscana ed il Lazio, ma fra le vie secondarie ugualmente frequentate c’era un percorso attraverso l’Umbria che permetteva di giungere a Roma passando per Perugia, Assisi e Terni.

Questi pellegrini attraversavano le terre umbre a piedi con solo un bastone ed una bisaccia dentro la quale non sempre avevano qualche pezzo di pane come compagni di viaggio per cui, per dar loro ospitalità ed assistenza, nacquero gli ospedali, luoghi di accoglienza e di assistenza disseminati lungo le più importanti strade di allora.

La chiesa di San Manno era un “HOSPITIUM” segnalato nelle guide che già a quel tempo venivano redatte per i viaggiatori dell’Anno Mille che intendevano giungere nella Città Eterna. Questi ospedali, in verità cose molto diverse da quello che oggi si intende con lo stesso termine, erano gestite spesso dalle corporazioni cittadine, più spesso da ordini religiosi e venivano finanziati dalla carità pubblica, dalle donazioni, lasciti e legati testamentari da parte dei cittadini.

Con molta probabilità l’Hospitium di San Manno fu fondato dai Cavalieri Templari e dopo la soppressione di quest’ordine sul finire del ‘400 passò ai Cavalieri di San Giovanni detti poi di Rodi e poi ancora ai Cavalieri di Malta.

Monaci Guerrieri

I cavalieri dal mantello nero e dalla bianca croce sul petto divennero una presenza abituale nella città di Perugia dove giunsero verso la metà del XII° secolo. Il Vescovo in carica donò loro le terre di Pian di Carpine (Magione) sulle quali costituirono il primo ospedale per ospitare i Pellegrini diretti a Roma e in Terrasanta. Questo ospedale, nel tempo, subì notevoli modifiche, ampliamenti ed assunse l’appellativo di Castello dei Cavalieri di Malta; quell’Ordine cavalleresco che un tempo si chiamava “ORDO MILITARE SANCII JOHANNIS BAPT1STAE HOSPUAUS HIEROSOLYMITANI”.
In seguito a donazioni da parte dei Papi, dei Re di Gerusalemme e dei Sovrani occidentali l’ordine si arricchì al punto che da carattere esclusivo di beneficenza assunse funzioni militari per la difesa di Gerusalemme. Infine va detto che l’ordine dei Cavalieri di Gerusalemme è fra gli ordini religioso-cavaliereschi più antichi e la sua storia è continuata dal medioevo ai nostri giorni e oggi, i Cavalieri di Malta, mantengono alcune prerogative proprie degli stati sovrani e una personalità di diritto internazionale.

L'Amministrazione della Giustizia

A causa della prossimità della città si venne a creare una specie di vincolo tra il paese di San Manno e la città stessa per cui, per forza di cose, San Manno dovette subire gli effetti delle continue lotte tra le varie fazioni: Raspanti e Berberini, Guelfi e Gibellini, Oddi e Baglioni, ecc. .Sempre a causa di questo rapporto di subordinazione alla città, San Manno dovette subire anche la scelta operata dal Comune di utilizzare San Manno come luogo destinato alla esecuzione delle pene capitali.

A sostegno di questa ipotesi, il Pellini citava un documento del 1460 in cui veniva affermata l’esistenza dì un luogo a Monte Malbe detto la casa di S.Manno, in cui si sarebbe esercitata la giustizia.
Ma poiché questo luogo risultava troppo distante dalla città e la Fraternità della Giustizia si doleva di tale lontananza, si stabilì in detto anno di svolgere queste funzioni in luogo più vicino, nei pressi di una MAESTA’ (immagine religiosa dipinta o a stampa) recentemente costruita vicino alla chiesa di S.Manno, verso Perugia, sulla pubblica strada.
Il Bonazzi, nella sua opera, ci ricorda di queste esecuzioni, facendoci notare che erano più di uno i luoghi a ciò destinati. Nella Piazza Grande (oggi p.zza IV Novembre), nell’angolo del Palazzo del Podestà, al Sopramuro (oggi p.zza Matteotti), al Campo di Battaglia, a S.Manno, la scure, il rogo, la fune, la mazza, la tenaglia, il coltello, compivano il loro ufficio tremendo e lo compivano, non di rado, sopra uno, due, tre fino dieci giustiziati alla volta.
Sempre secondo il Bonazzi si apprende che anche le pene che venivano comminate non sempre erano rette da un minimo di giustificazione. Infatti “….mentre tra i tumulti e le feste e le maschere l’omicidio passava spesso impunito; si punivano di morte molti delitti che appena hanno un nome nei moderni codici e che non erano contemplati per quella -pena né allora, né prima in nessuno degli statuti perugini”.
Tralasciamo la descrizione dei supplizi, diremo solo che il Bonazzi ancora dice “….. ci mancò solo di essere bolliti a fuoco lento nell’olio come in Piemonte. Spesso il supplizio era una mistura di vari generi o preceduto da lento martorio (martirio)…”. Senza soffermarci oltre in una sua recente pubblicazione il Prof. Enzo Coli parla appunto di questa triste prerogativa sottolineandone alcuni macabri particolari: “… talora accadeva che i cadaveri, insepolti per l’impossibilità di scavare fosse nella dura roccia, rimanevano esposti agli animali che ne facevano scempio…..”.

Dov'era il Patibolo

Se torniamo alle indicazioni fornite al Pellini dal documento del 1460 “….. luogo nei pressi di una Maestà….. vicino a San Manno, verso Perugia, sulla pubblica strada……” oggi dobbiamo cancellare mentalmente tutto quanto riteniamo non essere esistente nel XV° secolo: la costruzione della Fornace, ecc. . Se dobbiamo localizzare un luogo che disti poco da S.Manno, sulla strada verso Perugia, vicino ad una Maestà e sulla pubblica via, non possiamo non pensare a quell’area tra la ex fornace e la “Cortina” fino agli anni ’50, ’60 discretamente pianeggiante con qualche orticello familiare e l’edicola della madonna ben evidente da tutta la superficie indicata, area oggi completamente edificata. Sulla storia di questa Maestà esistono anche delle versioni dettate dalla fantasia popolare secondo le quali fu edificata per grazia ricevuta da una signora Toscana negli anni ’60*: questa è un ipotesi poco sostenibile perché era già stata oggetto di restauro da parte di un pittore (si ricorda solo il cognome Vignaroli) nel lontano 1943.

* probabilmente riferita alla statua a lato della curva di Ferro di Cavallo in via del Tempo Libero.

La Ferrovia Foligno-Terontola

La ferrovia ha comportato uno dei mutamenti dell’orografia e della planimetria sul lato a nord-est del Paese nella parte prossimale del Pian di Massiano. La costruzione del cavalcavia e del terrapieno per sollevare la quota dei binari rispetto ai piano campagna sono venuti ad interessare o a turbare la visione panoramica sulla città. La ferrovia fu completata nel 1866 ed inaugurata il 14 Ottobre dello stesso anno. Il tronco ferroviario fu di notevole importanza fino al 1875 perché fu un tratto della Firenze-Roma: il più importante percorso dell’intera penisola.

La costruzione della ferrovia creò sicuramente qualche difficoltà nei rapporti con la città, in quanto il preesistente tracciato, che scendendo da Perugia dalla Piaggia Colombata passava per Case Bruciate ed al termine della attuale via Subatina scendeva al Pian di Massiano passando vicino a S.Barnaba, fu interrotto dalla trincea scavata poco sopra S.Barnaba senza che fosse stato previsto almeno un cavalcavia.

La Strada Statale

In considerazione dello snellimento delle procedure per i traffici delle merci prodotto dall’unità d’Italia, si è avuto un aumento dei traffici commerciali specialmente con la vicina Toscana e di conseguenza la necessità di aumentare il volume della merce trasportabile in un unico ma più lungo viaggio. Se consideriamo che la trazione animale allora in uso mal sopportava forti discese e aspre salite con carichi troppo gravosi, al fine di rendere più agevole il tracciato della strada dal capoluogo al lago, la Provincia stanziò parecchie centinaia di migliaia di Lire.

Con le varianti che furono apportate molti tratti del vecchio tracciato ebbero in seguito importanza legata al traffico locale o andarono in disuso (strada Torricella-Montecolognola, Piaggia di Ferro di Cavallo, via Fra Giovanni da Pian di Carpine ed altri ). Il vecchio tracciato a Ferro di Cavallo era quello che, venendo da Perugia, cominciava a salire rasente le “case basse”, le più antiche del paese e proseguiva verso San Manno senza alcuna interruzione.

Oggi diremmo: La strada comincia a salire per la “Cortina” (Piaggia di Ferro di Cavallo) per proseguire ininterrottamente fino a San Manno per via Fra Giovanni da Pian di Carpine. La variante che interessò il paese consiste nella svolta a destra all’ingresso del paese e dopo duecento metri circa c’è una curva a “tornante” verso sinistra che taglierà in due il vecchio percorso, “la Cortina” a valle e via Fra Giovanni da Pian del Carpine a monte, e proseguirà fino al semaforo dell’uscita dal raccordo Perugia-Bettolle dove i due percorsi tornano ad essere comuni e proseguono verso Olmo.

Il vecchio percorso in rosso, il nuovo percorso in azzurro

La Città della Domenica

La Città della Domenica nacque su iniziativa dell’imprenditore perugino Mario Spagnoli (1900-1977), figlio di Luisa Spagnoli, che nel 1960 decise di trasformare i terreni di sua proprietà sul Monte Pulito, in un parco per il tempo libero delle famiglie, una sorta di città ideale che doveva inizialmente prendere il nome di Spagnolia. Inaugurato il 21 aprile del 1963, può essere considerato il primissimo esempio di parco divertimenti italiano.

Di enormi dimensioni per l’epoca, si sviluppa su più colline del Monte Pulito presentando, immersi nella fittissima vegetazione umbra, ricostruzioni fiabesche, aree faunistiche e piccole attrazioni meccaniche per bambini.
Negli anni sessanta costituì una grossa novità sul territorio nazionale, tanto da guadagnarsi l’appellativo di Disneyland Italiana. La ricostruzione del castello della bella addormentata e di altri edifici connessi alle fiabe, la costruzione di un percorso attorno ad un laghetto da percorrere a bordo di un trenino e l’integrazione dell’offerta con un grande ristorante panoramico, costituì di fatto il primo esempio di parco tematico italiano.

A differenza di altre strutture simili italiane ed europee sorte nello stesso periodo, che hanno successivamente incrementato l’offerta delle attrazioni meccaniche, il parco umbro si è evoluto dandosi un’impronta didattica, ospitando al proprio interno molte specie di animali allo stato brado (come daini, mufloni e pavoni) ed un vero e proprio zoo, fino ad arrivare, negli anni novanta, alla costruzione di un rettilario molto fornito e curato.